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Il Decreto Legislativo 24/2023: un passo importante per la protezione dei whistleblowers

Introduzione

Il Decreto Legislativo 24/2023 segna un significativo progresso nel campo della protezione dei whistleblowers in Italia. Dopo un processo di riforma che ha attraversato più di un decennio, l'Italia ha finalmente completato la sua transizione verso la piena conformità con la Direttiva europea (UE) 2019/1937, che mira a garantire la massima protezione delle persone che segnalano condotte illecite apprese nel contesto del loro lavoro, i cosiddetti whistleblowers. Questo articolo esaminerà le principali novità introdotte dal Decreto Legislativo 24/2023 e le sue implicazioni per le aziende italiane.

Antefatto: un lungo percorso di riforma

L'Italia ha intrapreso un percorso di riforma in materia di whistleblowing più di un decennio fa, inizialmente rivolto alla Pubblica Amministrazione e successivamente esteso anche al settore privato a partire dal 2017. L'obiettivo del Decreto Legislativo 24/2023 è quello di consolidare queste normative in un unico corpus normativo, ispirato ai principi di universalità e massima tutela del segnalante. La legge mira a espandere le aree di tutela e ad armonizzare la disciplina pubblicistica con quella privatistica.

Ambito di applicazione

Le nuove disposizioni del Decreto si applicheranno sia agli enti pubblici (ad eccezione dei comuni con meno di 10.000 abitanti) che agli enti privati con più di 50 dipendenti o operanti in settori strategici come i mercati finanziari, la tutela dell'ambiente e i trasporti e quelli che – a prescindere dal numero dei dipendenti - si sono dotati del Modello 231-01. Questa estensione dell'ambito di applicazione del whistleblowing rappresenta una mossa significativa verso la protezione di un numero più ampio di individui.

Principali novità Introdotte dal Decreto

Le nuove normative delineate dal Decreto Legislativo 24/2023 introducono una serie di importanti cambiamenti nel panorama del whistleblowing in Italia. Di seguito, una panoramica delle principali novità:

  1. da facoltà ad obbligo per i privati: la prima grande novità, soprattutto per gli enti privati, è l'obbligo di istituire canali di segnalazione interna e di mettere a disposizione strumenti per la tutela dei segnalanti. In precedenza, questa era una scelta facoltativa per le aziende, ma ora è un obbligo di legge.
  2. estensione oggettiva: il Decreto amplia il campo del whistleblowing, includendo non solo reati gravi come corruzione e frodi, ma anche pratiche non necessariamente illegali che influenzano gli interessi strategici dell'Unione Europea, come la privacy, la concorrenza e la tutela dell'ambiente. Ciò evidenzia l'importanza del whistleblowing nell'applicazione delle iniziative di Corporate Social Responsibility.
  3. estensione soggettiva: la protezione non si applica solo ai dipendenti pubblici o ai lavoratori subordinati del settore privato, ma si estende anche ai lavoratori autonomi, ai collaboratori, ai liberi professionisti, ai consulenti e ai familiari o colleghi dei segnalanti impiegati nello stesso contesto lavorativo.
  4. gestione delle segnalazioni: il Decreto definisce modalità univoche per la gestione delle segnalazioni, richiedendo a tutte le entità coinvolte di creare canali di segnalazione interna che garantiscano la riservatezza del segnalante e del contenuto della segnalazione. Sono previste severe sanzioni per le entità che non rispettano queste disposizioni.
  • canale di segnalazione esterna e ruolo dell'ANAC: l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) assume un ruolo di rilievo nella gestione delle segnalazioni, offrendo un canale esterno per i whistleblowers in caso di insuccesso nei canali interni. Inoltre, l'ANAC avrà il potere di imporre sanzioni alle entità che violano il Decreto.
  • divulgazione pubblica: il Decreto consente la possibilità di rendere pubbliche le segnalazioni attraverso i media o i social media in situazioni eccezionali, ad esempio, se il segnalante ha agito in buona fede senza ottenere risposte dai canali interni o esterni.

Difficoltà interpretative e sfide residue

Nonostante gli sforzi del Legislatore, il Decreto presenta alcune sfide interpretative e lacune. Ad esempio, persiste un divario significativo tra le tutele previste per il settore pubblico e quelle per il settore privato, e alcune ambiguità riguardo ai dettagli delle modalità di gestione delle segnalazioni.

In particolare, sotto quest’ultimo profilo, il Decreto non fornisce dettagli sufficienti sulle modalità di gestione e utilizzo dei canali di segnalazione interna, in particolare per quanto riguarda l'uso della crittografia. Questo può rendere difficile comprendere come dovrebbero essere implementate le tecnologie informatiche per garantire la riservatezza e la protezione dei dati personali, come richiesto dalla legge.

Il Decreto, inoltre, non assegna esclusivamente all'Organismo di Vigilanza, almeno per gli enti con un Modello di Organizzazione Gestione e Controllo, il compito di gestire questo canale. Questo potrebbe generare confusione e mancanza di coerenza tra la disciplina del whistleblowing già presente nel D.Lgs. 231 e le disposizioni del Decreto.

Infine, persistono le incertezze riguardo alla gestione delle segnalazioni interne nelle dinamiche di corporate governance dei gruppi di imprese. Né la Direttiva europea né il Decreto affrontano in modo esaustivo questa questione, lasciando spazio a interpretazioni varie ed eventuali controversie.

Conclusioni

Il Decreto Legislativo 24/2023 rappresenta un passo significativo verso la protezione dei whistleblowers in Italia e riflette l'impegno del paese verso una maggiore trasparenza e responsabilità nel mondo degli affari. Tuttavia, rimangono sfide e ambiguità che richiederanno un ulteriore lavoro di interpretazione e una possibile revisione normativa futura. Le aziende dovranno adeguarsi a queste nuove normative e promuovere una cultura di etica e responsabilità per affrontare con successo le sfide del whistleblowing.

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